Il week-end è arrivato (per fortuna), ma prima di rilassarci ecco a voi la selezione delle notizie e degli articoli più interessanti di questa settimana:
Il primo posto se lo merita questo articolo di artribune.com, la mostra dei capolavori di Vermeer presso le scuderie del Quirinale. Da artribune segnalo anche altri articoli davvero meritevoli, come questo articolo sull'arte in mostra alla Biennale di Venezia, e questo sul week-end di opening collettivi Roma Art 2 Nights, che si tiene dal 28 settembre al 30 (chiunque può...vada!) ed infine, last but not least, questa gustosa anteprima della mostra di Gianni Colosimo alla Sucriére di Lione.
Dal sito di medeaonline.net segnalo invece due stupendi articoli, il primo sulle architetture distopiche di Martin Kobe mentre il secondo riguarda l'arte tridimensionale di Giuliana Cunéaz.
Per concludere linko invece un articolo bellissimo (e tremendamente attuale), che mi ha molto colpito, da ilgiornaledellarte.com sui troppi precari nel mondo dei beni culturali.
Passando, invece al mondo della musica, sul sito di Rolling Stone Magazine c'è un articolo (in Inglese) su Neil Young e il suo nuovo formato musicale, mentre su soundsblog.it linko due fantastici articoli, il primo sulla proiezione cinematografica di Magical Mystery Tour dei Beatles ed il secondo, un bellissimo "amarcord", sui 20 anni dall'uscita di Nevermind dei Nirvana, davvero un articolo stupendo!
Per concludere, per tutti gli appassionati di cinema, lascio i link a due articoli interessanti scovati su cineblog.it sul nuovo film di Roland Emmerich e sul prossimo film tratto dal romanzo di Frankeinstein, dove sembra che il protagonista sarà Daniel Radcliff, che tutti conosciamo come Harry Potter!
Bene, con questa bella carrelata di notizie saluto i lettori ed auguro loro un buon week-end, rinnovando l'appuntamento a lunedì prossimo con un nuovo articolo (piccolo spoiler: anche lunedì ci sarà una simpatica sorpresa).
- P. & - M.
venerdì 28 settembre 2012
Friday boulevard: best of the week.
mercoledì 26 settembre 2012
"La nona luna" - speciale di fine mese: chi è Andrea Diprè ?
Il mese di Settembre sta per finire, voglio così inaugurare una piccola “tradizione” di questo
blog: l’ultimo mercoledì del mese ci sarà un articolo un po’
diverso e, per iniziare nel modo migliore possibile,
dedicherò questo primo speciale ad un vero “big” del mondo
dell’arte, un uomo grazie al quale oramai tutti parlano di pittura.
Philippe Daverio? No, troppo banale.
Vittorio Sgarbi? Beh... in un certo senso, ma in una versione rivisitata e corretta. Sto
parlando del “monarca assoluto” della critica melliflua e
retorica, del re dell’arte a buon mercato... Mr. Andrea Diprè!
Oramai bazzicando il web (e
specialmente i vari social-network o i blog) è fin troppo facile
imbattersi nella sua figura, abbigliato in un modo che ricorda più
un ingegnere che un critico d’arte, con dei tristi completini
monocromatici ed il ciuffo al vento (che, ultimamente, complice un
principio di calvizie, noto essere sempre meno rigoglioso), Andrea
Diprè ha canalizzato l’attenzione della rete attorno a sé.
il Prof. Avv. Dott. Andre Diprè, in tutta la sua maestosità |
Del resto, egli è
«The most famous art critic in the world» come scritto sul
suo sito, mica pizza e fichi.
Ma chi è, veramente, Andrea Diprè? Per
fugare ogni dubbio basta una fare ricerchina su Google: questo personaggio
è avvocato (fra l’altro laureato, sembrerebbe, con la dovuta
“comodità” di chi si prende qualche anno in più per affrontare
gli esami) ed ha militato in diverse fazioni politiche con esiti
piuttosto scarsi, fin quando fu accolto a braccia aperte dalla Lega
Nord. Del resto, il partito della Padania, che è il movimento politico con il minor numero di
laureati secondo le statistiche, non poteva farsi sfuggire
l’opportunità di avere fra le proprie fila un intellettuale dello
spessore e del calibro del Prof. Avv. Dott. Andrea Diprè.
Tanto per essere chiari, quei titoli
anteposti al suo nome, di sapore spiccatamente fantozziano, non li ho
inseriti io con fare sarcastico, ma sono le cariche di cui egli stesso si proclama
detentore.
Diprè durante una delle sue conferenze |
Attualmente Diprè gestisce due canali
televisivi privati su Sky dove propone imbarazzanti televendite
mescolando allo stile di vendita in pieno stile Roberto da Crema, la
sua verve da critico d’arte che, all’occhio attento, risulta come
l’imitazione palese (e pure un po’ triste) di Vittorio Sgarbi; se
poi si mescola a tutto questo una retorica melensa, fatta di termini
prosopopeici ed ampollosi fini a se stessi e lessico vilmente
trafugato dalla filosofia e condito con citazioni storpiate di alcuni
grandi poeti o critici (esemplare è ormai la sua frase “l’arte è
l’apparizione di una rosa fra le tenebre”, che sembrerebbe una
degradazione della definizione che lo storico Jacob Burckhardt diede
del Rinascimento Italiano) si ottiene un cocktail quasi letale. Nei
suoi programmi Diprè si propone l’obiettivo di dare spazio ai
«veri grandi artisti»,
quelli che per via delle «concrezioni
saline di un’arte sempre più drogata proposta dal mercato» non riescono a trovare spazio e non ottengono la visibilità che
meriterebbero.
Durante la presentazione gli aggettivi
si sprecano e la ridondanza della sua prosa cozza violentemente con
le creazioni dei suoi “artisti”, creando (spontaneamente o meno,
non è dato sapere) un tremendo effetto comico nello spettatore. Di esempi ce
ne sono: il ragazzo troppo cresciuto, Luciano Martinelli, che prende a modelli delle sue opere i robot
dell’animazione nipponica, producendo poi disegni degni di un
bambino delle elementari, il maestro «monarca assoluto della
pittura» Osvaldo Paniccia, con la voce rotta dall’affanno e i suoi
quadri dannatamente simili a quelli del becchino dietro il mio
quartiere che, nei ritagli di tempo, si diletta di pittura, il romano
Giacomo de Michelis che propone opere al limite della pornografia
visiva, roba da far impallidire dipinti “scandalosi” come la
'Maya desnuda' di Goya o 'L’origine del mondo' di Courbet... l’elenco
potrebbe continuare all’infinito!
Il famoso mare del maestro Osvaldo Paniccia |
In effetti, nel cercare i suoi
“artisti”, sembra che Diprè ci prenda gusto nello scovare
preoccupanti casi umani, cercando sempre dilettanti allo sbaraglio a
cui regalare il tanto agognato “quarto d’ora di popolarità”
che Andy Wahrol aveva teorizzato moltissimi anni fa, non disdegnando
nemmeno incursioni nel porno-soft: memorabili sono la modella fetish
Franca Kodi, che Diprè spaccia per «opera d’arte mobile» o
la delirante intervista a Gaia Chon con il nostro critico,
visibilmente in stato di ebbrezza, che ride come un adolescente
quando la ragazza impugna il microfono con fare equivoco e, ultimo ma
non ultimo, la performance delle due “dominatrici” fasciate di
latex che maltrattano con cera e fruste degli uomini carponi, dove
Diprè arriva a paragonare i segni delle frustate sulla schiena dei
poveracci ai tagli sulle tele di Lucio Fontana.
Questa incursione nel porno-soft,
sembra essersi fatta sempre più profonda, difatti è curioso
notare come, nella pagina facebook di un critico d’arte del suo
calibro, ci siano più foto che lo ritraggano fra pornostar, modelle
da quattro soldi e milf rifatte, piuttosto che fra i dipinti, ma del
resto la dice lunga il nuovo programma intitolato 'Diprè e la
modella' dove, accanto al professore che discute alacremente dei
fasti della pittura Veneta o dei Preraffaelliti, ci sia una ragazza
intenta in spettacoli di lap-dance o softcore.
Ultimamente diventato anch’egli un
meme (anche se, sfortunatamente, solo in Italia), Diprè ha fatto
nuovamente parlare di sé grazie al suo recente ingresso in politica, «un nuovo grande progetto
politico...trasformare l'utopia in realtà» lo definisce lui, annunciato con un ampolloso
ed avventuroso proclamo, mandato in onda sulle sue due televisioni e
diffuso anche via web. Un partito per gli artisti e gli ultimi, che
porterà giustizia e che si proclama super-partes, il cui slogan è
«Meno male che Diprè c'è !» (che curiosa sensazione di deja-vù).
Diprè e la modella. Alcuni, a sinistra, riescono a vedere un quadro. |
Perché parlare di Diprè? Perché,
effettivamente, Diprè rappresentate, senza se e senza ma, il
sottoprodotto dell’Italietta moderna, fatta di prosopopea,
ignoranza, battutine al limite della comicità infantile, vuotezza e,
soprattutto, “bunga-bunga”, il tutto ostentato con il fare di chi
ha l’arroganza di dire “lei non sa chi sono io”, un uomo che si
approfitta della semplicità dei suoi intervistati, illudendoli con
l’abbaglio di una carriera nel mondo dell’arte, per succhiare
loro i pochi risparmi faticosamente messi da parte.
Forse proprio qui sta la vera
“artisticità” di Andrea Diprè, nel suo riuscire a spacciare
tutti quei “Teomondo Scrofalo” per degli artisti e le loro brutte
pitture per capolavori al pari della Gioconda, l'applicazione
perfetta della teoria «il
medium è il messaggio» di Marshall McLuhan.
I suoi video, oramai, hanno avuto
diffusione virale su tutta la rete e la reazione è sempre la stessa:
risate a non finire. Ma volendo guardare oltre, e magari indagare con
un occhio più attento dal punto di vista sociale, le risate dello
spettatore non sono altro che la manifestazione di due grandi teorie
sul riso del Novecento, quella di Bergson e quella di Pirandello:
come sostenuto dal primo, la risata ha la funzione di “castigo
sociale”
una reazione con cui la comunità percepisce, respinge e corregge ciò
che avverte contrario allo “slancio vitale”,
e
cioè la vita stessa. In effetti come si fa a non percepire come
“errato” il modo di fare mellifluo e adulatore di Andrea Diprè,
che sembra incapace di riconoscere una “crosta” da una vera opera
d'arte ?
Un'altra opera che meriterebbe un posto al Louvrè vicino alla Gioconda ! |
Saranno forse due artiste scoperte dal grande critico ? |
Volgendo, però, l'attenzione verso gli “artisti”, la percezione
del comico cambia e volge verso “l'umorismo” teorizzato da
Pirandello: derelitti, casi umani, “freak” li chiamerebbero gli
anglofoni, o magari “vinti dalla vita” (se volessimo fare una
citazione verghiana), animati da un grande sogno e da grandi speranze,
ma coperti dalla miseria e dalla rovina, con le loro brutte opere, il
loro carattere sempre un po' sopra le righe e i loro “atelier”,
che altro non sono che le loro case polverose, che più che mai
assumono una valenza quasi simbolica del loro vivere.
In quel quarto d'ora che il Prof. Avv. Dott. Andrea Diprè concede
loro, lo spettatore assiste al tentativo di ribalta di chi ha passato
la vita ai margini e decide di rischiare tutto in quel brevissimo
lasso di tempo, anche se sa che, probabilmente, si coprirà solo di
ridicolo, facendo mostra più della propria miseria che della propria
arte, miseria che noi poveri spettatori esorcizziamo con una risata.
- P.
- P.
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lunedì 24 settembre 2012
A come Autunno, A come Arte.
«...in tranquillo riparo la sua anima in autunno
quando le sue ali richiude, felice soltanto
di riflettere sul suo oziare, a far scorrere
le cose belle senza rincorrerle...»
J. Keats – The human seasons
quando le sue ali richiude, felice soltanto
di riflettere sul suo oziare, a far scorrere
le cose belle senza rincorrerle...»
J. Keats – The human seasons
L’Estate è finita, la scuola ricomincia un po’ per tutti, si dorme di meno e si dice addio agli abiti leggeri. Presto gli alberi nei viali perderanno le loro foglie e le giornate si faranno meno brevi e meno calde. Il 22 settembre arriva l’equinozio di Autunno, la data che sancisce ufficialmente il cambio di stagione: una stagione considerata da sempre un po’ triste, nonostante i bellissimi colori con i quali dipinge la natura: comincia a fare freddo e la notte cala più rapidamente, tanto che già alle sette di pomeriggio è già sera.
Per portare un esempio più incisivo sulla “cattiva fama” di cui gode l’Autunno, basti pensare che in inglese la stagione porta due nomi, il primo è “Autumn” ed il secondo (fra l’altro più utilizzato in tono colloquiale) è “Fall”, che significa anche cadere o morire, con particolare riferimento alle foglie degli alberi che, dopo essersi ingiallite, si fanno cullare dal vento fino alla terra lasciando gli alberi sempre più spogli.
Se si vuole un’ulteriore conferma basta dare un’occhiata al celebre film “Requiem for a Dream”: la particolare scansione temporale parte dall’Estate per poi passare drammaticamente all’Autunno (non a caso tradotto con “Fall”) dove le vite dei protagonisti cadono in miseria ed in rovina, fino alla totale disfatta che arriva con l’Inverno.
Scena dal film "Requiem for a Dream" (2000) |
L’autunno, con i suoi cromatismi vivi e pulsanti e con i suoi frutti tipici è stato rappresentato dall’Arcimboldo, con il suo stile stravagante derivato dalla giustapposizione di vari oggetti: si riconoscono melograni, funghi, pere e, soprattutto, l’uva, che formano il volto di questa stagione, rappresentato con fattezze maschili insieme all’Inverno (ed opposti alle due presenza femminili della Primavera e dell’Estate); all’interno del ciclo pittorico dedicato alle stagioni, colpisce come l’Autunno, con i suoi colori, risulti addirittura più luminoso e vivo dell’Estate, forse per evidenziare l’opposizione fra la calura insopportabile di quest’ultima e la frescura quasi rigenerante che la nuova stagione porta.
Giuseppe Arcimboldi - L'Autunno |
Francisco Goya - L'Autunno (o la vendemmia) |
Claude Manet - Autunno sulla Senna |
Vasilij Kandinskij - Fiume d'Autunno |
Edouard Manet - Mèry Laurent (l'Autunno) |
In tempi moderni, i pittori hanno saputo fornire una visione nuova dell’Autunno, una lettura in chiave quasi intima e meditativa, espressionista: Van Gogh con le sue pennellate intense ed i suoi colori fervidi riuscì a dare del paesaggio autunnale una visione espressionista, un paesaggio luogo dell’anima ed idillico che ricorda i versi della poesia “Profumo Esotico” di Baudelaire.
Quando, a occhi chiusi, una calda sera d'autunno,
respiro il profumo del tuo seno ardente, vedo scorrere rive felici
che abbagliano i fuochi di un sole monotono;
una pigra isola in cui la natura esprime alberi bizzarri e
frutti saporosi, uomini dal corpo snello e vigoroso e donne
che meravigliano per la franchezza degli occhi.
Guidato dal tuo profumo verso climi che incantano, vedo
un porto pieno d'alberi e di vele ancora affaticati
dall'onda marina,
mentre il profumo dei verdi tamarindi che circola nell'aria
e mi gonfia le narici, si mescola nella mia anima al canto
dei marinai.
Vincent Van Gogh - Giardino Autunnale |
Giorgio de Chirico - L'enigma di un pomeriggio d'Autunno |
Giorgio de Chirico - Meditazione autunnale |
Forse, quindi, non ci si dovrebbe limitare a vedere l’Autunno come un semplice “messaggero” dell’Inverno o come una stagione triste per il suo essere “di mezzo”: del resto lo stesso Keats ne ha evidenziato la dimensione intima e riflessiva al meglio nella sua poesia “The human seasons”, dopo un’Estate sempre attiva è così bello oziare nel tepore domestico, godendo di quanto la stagione ha da offrirci !
- P.
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venerdì 21 settembre 2012
Friday boulevard: best of the week.
Inauguro oggi un nuovo spazio del blog: il "Friday boulevard", una rubrica dedicata alle migliori news ed articoli provenienti dal mondo dell'arte e della cultura.
Ovviamente il primo posto va alla mostra di Picasso a Milano, che sembra essere l'evento artistico dell'anno, linko questo articolo da Artribune.
Sempre da Artribune due interessanti articoli: il primo sul festival del Design a Londra ed il secondo sul premio per l'architettura più brutta dell'anno.
Dal sito di Arte.it segnalo questo articolo sulla mostra "Un altro tempo: fra Decadentismo e Modern Style" che si terrà a Trento dal 22 Settembre al 13 Gennaio 2013. Da ilgiornaledell'arte.com un bellissimo pezzo su Francesco Guardi, grande artista veneto offuscato in vita da Canaletto, e sulla mostra che si terrà per i trecento anni dalla sua nascita.
Passando invece al mondo del cinema, segnalo questo articolo di Cineblog.it sul trailer del nuovo film del regista neozelandese Peter Jackson per "Lo Hobbit", che farà felici tutti gli amanti della trilogia tolkeniana del Signore degli Anelli.
Su Soundsblog.it ho trovato un articolo interessante sul video di Johnnie Lin, il chitarrista da strada il cui video sta facendo il giro del mondo (notevole e particolare la tecnica con cui suona la chitarra acustica). Sempre da Soundsblog.it linko un pezzo che mi è davvero piaciuto (e che farà la gioia di tutti gli amanti del buon Rock) sugli abiti di scena dei cantanti leggendari.
Ed infine, ma non per importanza, oggi è la "Giornata internazionale della bibliodiversità", celebrata da tutti gli editori indipendenti, troverete nel link un interessante articolo da booksblog.it
Concludo quindi questa selezione della settimana e auguro a tutti i lettori un buon week-end di inizio Autunno !
- P. & - M.
mercoledì 19 settembre 2012
"Ecce Mono": considerazioni sul restauro del Cristo di Borja.
Con questo primo articolo (l'altro, del
resto, era solo una presentazione) vado ad inaugurare ufficialmente il blog e per
farlo ho deciso di ispirarmi ad uno degli eventi estivi che ha
animato la vita di molti appassionati di arte: ovviamente non mi
riferisco al ritrovamento dei disegni che sono stati attribuiti al
Caravaggio, ma dell'infelice opera di restauro che è avvenuto a
Borja, paesino spagnolo di appena 5000 anime in provincia di
Saragozza.
Ma andiamo con ordine: negli ultimi
giorni d'agosto fa il giro del mondo la notizia che un'anziana
signora ottantenne (tale Cecilia Giménez), in un improbabile
tentativo di restauro ha rovinato l'opera di Elías García Martínez,
semisconosciuto pittore spagnolo del XIX secolo, che aveva realizzato
questo piccolo affresco su di una colonna del Santuario della
Misericordia.
L'arzilla vecchietta, che adempiva
nella chiesa al ruolo di “perpetua”, era stanca di vedere
l'affresco ridotto in pessime condizioni a causa dell'umidità e così
ha pensato bene di chiedere al parroco il permesso di pensare lei
stessa, in qualità di pittrice dilettante, al recupero e alla
conservazione del dipinto. Complice la crisi, o forse un “sì”
pronunciato troppo superficialmente dal prelato, l'anziana donna si è
messa all'opera e dopo ore di alacre lavoro, presenta fieramente la
sua opera al parroco.
Peccato che, nonostante le buone
intenzioni, il risultato sia stato a dir poco disastroso: il volto
sofferente del figlio di Dio è stato distorto e trasfigurato in qualcosa di
indefinito, ma sicuramente molto distante dall'opera iniziale,
presentando forse più somiglianze con un primate che con il
Cristo (da qui il soprannome assegnato all'affresco “Ecce Mono”
in spagnolo significa appunto “Ecco la scimmia”).
"Ecce Homo" E.C. Martinez - L'affresco degradato - Il restauro ad opera di Cecilia Gimenez |
La vicenda ha del tragicomico, e credo che in molti avranno notato la curiosa connessione (quasi profetica) con un precedente restauro “home – made” visto al cinema qualche anno fa: nel film “Mr. Bean l'ultima catastrofe” il protagonista (Rowan Atkinson) starnutisce sul quadro “Ritratto della madre” dell'artista americano Whistler e ,nel disperato tentativo di salvare il dipinto, lo restaura con mezzi propri suscitando l'ilarità dello spettatore con il bruttissimo risultato conseguito.
Il bruttissimo restauro di Mr. Bean: la somiglianza con il caso di Borja è inquietante ! |
Eppure ci sono due fatti che
colpiscono: la notizia fa il giro del mondo e si trasforma
addirittura in un "meme" che si diffonde a macchia d'olio in tutti i
social network, mentre il Santuario della Misericordia a Borja vede
un'affluenza di pellegrini da far invidia ad altri luoghi religiosi
ed artistici ben più famosi. Addirittura si legge in giro per il web
di una petizione per salvare l'opera di Cecilia Giménez !
In effetti, superata la reazione
sdegnosa o le risa, si può cercare di rileggere il dipinto con un
occhio più attento: l'affresco di Martínez era stato realizzato nei
primi del '900 prendendo come ispirazione una raffigurazione analoga,
l' “Ecce Homo” dell'italiano Guido Reni di epoca Barocca.
Personalmente, oserei dire che la rappresentazione del Martínez è
di un linguaggio quasi anacronistico, se si considera che nel '900
spagnolo ci saranno pittori che rivoluzioneranno il linguaggio
figurativo in maniera radicale (basti pensare a Picasso e a Dalì) e
che già nel '800 Goya aveva dato il primo scossone alla tradizione
iconica Spagnola. L'opera di Martinez sembra più un'imitazione dello
stile seicentesco, piuttosto che una raffigurazione a cavallo fra
ottocento e novecento (infatti sarebbe opportuno far notare che,
nonostante il polverone mediatico, l'affresco era stato catalogato come
“di scarso valore” dalle autorità).
"Ecce Homo" - Guido Reni (ca.1639) |
"Ecce Homo" - Elías García Martínez (1910) |
Sebbene non si possa in nessuno
modo soprassedere sul danno operato dalla restauratrice improvvisata
(anche se sembrerebbe ci siano alcuni critici d'arte che difendono il
nuovo affresco), è curioso notare le connessioni che si vengono a
creare con altre esperienze pittoriche ben diverse dalle sue: il
volto sfigurato del Cristo, che guarda con due occhi quasi bovini
l'osservatore, restituendo una smorfia indecifrabile, ricorda le
raffigurazioni informali di Jean Fautrier, in particolare nasce
spontaneo il confronto con “Testa d'ostaggio n°1”: l' “Ecce Homo” restaurato risulta imbarazzantemente simile.
I lineamenti dell'ostaggio che emergono dal magma di colore come carne putrescente mostrano una certa familiarità con il volto deformato del Cristo, specialmente nel lungo naso allungato e dai lineamenti tutt'altro che umani. Questa trasfigurazione rievoca anche lo stile di Francis Bacon, in cui i volti sono deformati e violentati da nervose pennellate e sprazzi di colore innaturali. Anche lo “Studio per l'autoritratto” presenta una grande somiglianza con il Cristo di Borja, specialmente nella posa del colo e nell'agghiacciante processo di fusione e disfacimento della carne, da qui, il passo verso le terribili crocefissioni di Bacon, è assai breve.
Francis Bacon - "Tre studi per autoritratto" (part.) |
Francis Bacon - "Tre studi per Crocefissione" (part.) |
Curiosamente l'espressione sofferente del Cristo nell'affresco originale non sembra essere stata del tutto coperta, ma piuttosto trasformata: la sofferenza del Redentore trasformata nelle sofferenze di un essere deforme che comunica, con quegli occhi neri, un'inquietudine pari a quella degli ostaggi di Fautier e che rimanda alle sofferenze del mostruoso Elephant Man di David Lynch. Non più, quindi, il dolore del Redentore che si carica dei peccati dell'intera umanità, ma solo il travaglio di un essere deforme che, con il collo taurino piegato, si porge passivamente ai gesti di scherno dei visitatori come il Cristo si sottomise ai colpi di frusta dei suoi carnefici, il sacrificio visto nella nuova ottica di una “immolazione mediatica”.
Non è certo mia intenzione difendere
l'operato di Cecilia Giménez, cercando di far passare questo restauro
improvvisato come puro spirito dadaista che distrugge l'arte per
creare arte, quando invece si tratta di semplice incompetenza: sta di
fatto che, nonostante la scarsa gioia delle autorità locali questo
fatto increscioso ha portato al comune di Borja un notevole “boost”
di popolarità, ha canalizzato l'attenzione sull'opera di Martínez
(che dubito fosse così conosciuta) ed ha reso l'ottantenne Cecilia
Giménez l'ennesima dimostrazione del famoso “quarto d'ora di
popolarità” che Andy Wahrol aveva teorizzato tempo fa.
Fra le altre cose, ho notato che recentemente c'è un sito che propone al visitatore di restaurare con il mouse, in pieno stile “MS Paint”, il dipinto, per dare la possibilità ad ognuno di creare il proprio “Ecce Homo”, come a dire che oramai siamo diventati tutti artisti.
Fra le altre cose, ho notato che recentemente c'è un sito che propone al visitatore di restaurare con il mouse, in pieno stile “MS Paint”, il dipinto, per dare la possibilità ad ognuno di creare il proprio “Ecce Homo”, come a dire che oramai siamo diventati tutti artisti.
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lunedì 17 settembre 2012
Proemio...
“Infatti,
come quando i medici tentano di dare ai fanciulli
l’amaro
assenzio, prima cospargono col dolce e biondo liquido del miele
gli orli
del bicchiere tutto intorno,
perché
l’ingenua età dei bambini sia ingannata
fino alle labbra e intanto beva fino in fondo
l’amaro succo di assenzio
e, benché
ingannata, non ne riceva danno,
ma,
piuttosto, guarita in tal modo, divenga vigorosa,
così io,
ora, poiché questa dottrina sembra per lo più essere
troppo
astrusa per quelli ai quali essa non è familiare
e
il volgo l’aborre e si ritrae da essa, ho voluto esporti
la nostra
dottrina col melodioso canto pierio
e quasi
cospargendola col dolce miele delle Muse,
per
tentare se, per caso, io potessi con tale mezzo tenere avvinto
ai nostri
versi il tuo animo, finché tu comprenda
appieno la
natura e ti renda ben conto dell’utilità.”
Tito
Lucrezio Caro - “De Rerum Natura”
Mi
sono permesso di prendere in prestito questi versi (e non me ne
voglia il poeta latino Lucrezio) per presentare questo spazio
virtuale. Alla maniera dei grandi poeti, anche a me piace inserire
un proemio per inaugurare ed introdurre questo blog, che tratterà
principalmente di storia dell'arte e riflessioni sulla pittura, ma
non disdegnerà incursioni nel mondo della musica, della letteratura
e del cinema d'autore. La scelta del nome non è casuale: questo
spazio virtuale vuole essere come un antro, un pensatoio dove poter
condividere le mie riflessioni ed i miei pensieri sul vastissimo
mondo dell'arte e della cultura.
Non
sia il lettore spaventato dall'apparente tedio degli argomenti sopra
introdotti: questo non vuole essere l'ennesimo blog pieno zeppo
riflessioni cultural-filosofiche che portano solo noia e sconforto in
chi è “di passaggio”, vuole essere un antro accogliente, non una
dimora ascetica. Lo scopo di questo blog sarà squisitamente
divulgativo, senza mai sconfinare nel nozionismo e nell'eruditismo
fine a se stesso, per questo motivo mi pongo come obiettivo
secondario quello di rifiutare una prosa pomposamente aulico,
proprio per poter osservare quelle opere pittoriche, quei grandi
capolavori del passato, con sguardo originale e fresco.
E
qui, cari 25 lettori, avrete chiara la scelta dei versi di Lucrezio
sopra inseriti: sarà mio preciso intento diffondere questi contenuti
“pesanti” alleggerendo il più possibile l'argomento e rendendolo
interessante, proprio come si era proposto il poeta latino nella sua
opera.
Temo
che questo “proemio” stia virando vertiginosamente dal verbale al
verboso, quindi permettetemi di aggiungere che è un grande onore per
me conoscervi e che mi auguro possiate apprezzare quanto verrà
divulgato in questo spazio.
Buona permanenza.
Buona permanenza.
Lo staff
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