Nel caso della dittatura nazista, ricordiamo il ministro della propaganda Goebbels, "braccio destro" di Hitler e promotore dell'ideologia nazista.
Nel 1933 Goebbels dichiarò di voler ripristinare i puri e autentici valori di un’arte tedesca e venne promossa una produzione figurativa culminata nella mostra del 1937 a Monaco. Dominavano i generi tradizionali: ritratti, nature morte, paesaggi e le immagini dovevano trasmettere i supremi ideali della nuova concezione ideologica del nazismo. Si propugnò il ritorno alla campagna con bucoliche scene campestri, si esaltò la guerra con rappresentazioni belliche, ma soprattutto l’uomo nuovo nazista fu riprodotto esaltandone i
tratti somatici: donne bionde dagli occhi azzurri, bambini sani e sorridenti.
tratti somatici: donne bionde dagli occhi azzurri, bambini sani e sorridenti.
"L'Uomo Nuovo" secondo l'ideale nazista |
In campo architettonico la committenza dello stato incrementò la produzione di edifici di rappresentanza e di autostrade soprattutto per favorire l’economia di guerra.
L’architettura ebbe un ruolo importante nell’esaltazione del potere perché mostrava sia indirettamente che direttamente l’ideologia del regime. Si ricordi Albert Speer, autore degli immensi spazi per le manifestazioni di Norimberga e per i progetti incompiuti della grande e monumentale Berlino.
Raduno nazista a Norimberga |
Cambiando fronte e spostandoci a est, troviamo invece il grande
impero comunista russo, guidato prima da Lenin e poi da Stalin. Entrambi i
personaggi furono di grande rilevanza per il panorama sovietico del periodo: il
primo si impose dopo le rivoluzioni del 1917, mentre il secondo applicò
nell’immenso stato il processo di “russificazione”.
Nella nascente Russia sovietica, governo e artisti più
intransigenti erano convinti che l’arte dovesse essere rigidamente subordinata
alle necessità politiche e ideologiche del partito-Stato, cioè trasformarsi in
un efficace strumento di educazione delle masse e costruzione del consenso
intorno alla rivoluzione e ai suoi obiettivi.
Non a caso, negli anni ‘30, la trasformazione urbanistica di Mosca divenne uno
dei veicoli più eloquenti della propaganda staliniana.
Palazzo dei Soviet- modello |
Nel 1931, venne abbattuta l’imponente cattedrale di Cristo
Salvatore (simbolo dello zarismo e della Chiesa ortodossa) poiché Stalin volle
sostituirvi un Palazzo dei Soviet di dimensioni ciclopiche: la sua mole, infatti,
avrebbe dovuto essere sei volte quella dell’empire State Building e portare
sulla propria cima una enorme statua di Lenin Questo tempio della nuova religione
politica non fu mai eretto a causa dell’inadattabilità del terreno.
Disegni con commenti di Stalin |
I progetti di Stalin, allora, si indirizzarono allora verso la
metropolitana della capitale, impresa che rese un effettivo servizio a una
città in piena espansione, ma che ebbe anche una straordinaria funzione
ideologica, dal momento che le stazioni più importanti erano abbellite da
affreschi o mosaici che celebravano la rivoluzione e i suoi trionfi.
A tutti gli artisti, definiti da Stalin “ingegneri di anime” fu imposto un canone estetico ben preciso, che
ricevette il nome di Realismo Socialista. Romanzi, manifesti e quadri dovevano
esprimere ottimismo e presentare l’URSS come il “paese più felice del mondo”, all’interno del quale ciascun
lavoratore offre con gioia ed entusiasmo il suo contributo all’edificazione del
socialismo-stalinismo.
Ora, a voi lettori lascio il gusto di trarre le vostre conclusioni, lasciandovi con un piccolo spunto di riflessione: non vi pare che i due totalitarismi apparentemente così tanto diversi abbiano poi così tante somiglianze?
Con l'occasione, lascio anche un piccolo pensiero in occasione della Giornata della Memoria, 27 Gennaio.
Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale”.Hannah Arendt (1906-1975), “La banalità del male”
-Federica.
Nessun commento:
Posta un commento