lunedì 19 novembre 2012

Amor vincit Omnia (Amore vittorioso)


L’Amore vince su tutto.  Basta il titolo dell'opera a giustificare le fattezze di questo putto ridente, completamente nudo che rivolge lo sguardo beffardo verso il lettore. Caravaggio dipinse quest’opera tra il 1602 ed il 1603, su commissione del marchese Vincenzo Giustiniani, ricco banchiere genovese  che lo pagò ben 300 scudi. Oggi il prestigioso olio su tela (156 x 113 cm) è conservato al Staatliche Museen di Berlino. Divertente e un po’ sfacciato, questo dipinto rappresenta il dio Amore, completamente nudo, che rivolge allo spettatore un sorriso di vittoria e di sfida. La caratteristica luce radente illumina solo in parte il viso del protagonista, lasciando il lettore avvolto da un’aria di mistero e ambiguità.Dallo sfondo scuro emergono degli oggetti in primo piano: spartiti e strumenti musicali sono accostati ad un’armatura, così come il nascosto globo terrestre alla squadra e compasso. Questi oggetti alludono certamente alle varie arti, scienze e discipline che caratterizzavano il mondo seicentesco e delle quali numerosi pensatori hanno parlato e trattato. L’intento di Caravaggio è dimostrare al suo pubblico che l’Amore vince ed è superiore a qualsiasi cosa (come lo esplicita lo stesso titolo). Come in precedenti opere, l’artista scelse di dipingere i suoi personaggi partendo da modelli in carne ed ossa, come se fossero dei ritratti. Per questa tela posò il garzone preferito di Caravaggio, Cecco Boneri, col quale si dice che il pittore avesse una relazione. D'altro canto, i sostenitori dell'omosessualità di Caravaggio ritengono che, tramite il gesto della mano destra, il fanciullo “inviti” lo spettatore a raggiungerlo sul letto dove posa a gambe divaricate con aria provocatoria. Questa tesi può essere però smentita: Caravaggio era un grande ammiratore dell’arte michelangiolesca, secondo la quale con la posa a gambe sollevate o divaricate si alludeva alla resurrezione, alla vittoria e al trionfo (ci sono infatti delle somiglianze con i titanici personaggi della Sistina). Il quadro divenne subito, insieme al “Suonatore di liuto”, il dipinto più bello e più celebre della collezione Giustiniani, tant'è vero che Giovanni Baglione, rivale del Caravaggio, tentò inutilmente di dipingerne una copia.Riallacciandoci alla committenza, "Amor vincit omnia" doveva avere una posizione di privilegio all’interno della galleria pittorica dell’appassionato collezionista. Il marchese Giustiniani, che condivideva il palazzo con il fratello cardinale, aveva fatto collocare davanti all’opera una tenda verde: da una parte per un senso di pudore, dall'altra per riservare solo agli ospiti di riguardo il privilegio di osservare la tela. Non meno importante il motivo legato alla sorprendente vitalità dell'Amore vittorioso che potesse oscurare e rendere malinconiche tutti le altre opere della pur splendida raccolta. Queste accortezze non fecero che accrescere ulteriormente la celebrità della tela, ripetutamente imitata dai pittori e cantata dai poeti. Gli antichi inventari della collezione Giustiniani proposero addirittura un’ interpretazione dal senso etico: l’amore e la lussuria allontanano l’uomo dallo sviluppare le più elevate e degne qualità morali e intellettuali, distraendolo dai suoi obiettivi più profondi. Certo, difficile pensare a questa ipotesi se a realizzare il ritratto è il “maledetto” Caravaggio.
                                                                                               -Federica


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