Febbraio corto e amaro, era solito dire
il mio maestro: di sicuro è un mese sempre abbastanza intenso, e noi
ve lo confermiamo! Siamo sommersi da simulazioni di terza prova
(Federica) o esami universitari (tipo il sottoscritto), nel migliore
dei casi si sta a letto con l'influenza (Raffaella)... Quindi
vogliate scusarci se siamo stati un po' latitanti nell'ultimo
periodo!
L'articolo di oggi è un piccolo
reportage di quella che, per me, è stata un'esperienza
indimenticabile: un incontro ravvicinato (del terzo tipo, insomma)
con Philippe Daverio, il critico d'arte che conduce Passepartout e
che reputo uno degli uomini più colti d'Europa, del resto è proprio
dalla sua fantastica trasmissione che ho preso l'idea di aprire
questo blog!
Era venerdì quando, entrando su
facebook, noto che Federica mi ha pubblicato qualcosa in bacheca e
leggo un link a Cronache Maceratesi che mi informava che l'indomani
il mio idolo sarebbe stato l'ospite d'onore di questa manifestazione
per promuovere la storia del comune di Treia. Incurante dell'allerta
meteo, della neve, delle strade ghiacciate e della mia macchina
tutt'altro che affidabile ho deciso che mi sarei messo in viaggio
per Treia per non farmi sfuggire l'occasione di incontrare un
personaggio del calibro di Daverio.
Dopo un viaggio di andata abbastanza
travagliato (svoltosi in compagni degli AC/DC che sono "a prova
di neve") arrivo finalmente a destinazione: la conferenza si è
svolta presso il magnifico teatro comunale di Treia (piccola chicca:
lo sapevate che le Marche hanno la più grande densità di teatri di
tutto il mondo? Una simpatica curiosità che ci ha svelato il critico
d'arte) che, nonostante il freddo e l'allerta neve era davvero
gremito!
Mi sistemo comodamente in sala ed
aspetto trepidante l'arrivo di Daverio, temendo che la neve possa
avergli impedito di prendere parte alla manifestazione: in effetti
già in sala, visto e considerato la mezz'ora buona di attesa, si
iniziava a vociferare che il critico d'arte non fosse venuto, ma ecco
che all'improvviso entra in scena una ragazza che presenta la
manifestazione ed introduce uno dopo l'altro le autorità e gli
ospiti, annunciando per ultimo proprio Philippe Daverio che sale sul
palco fra gli applausi della gente.
Abbigliato, come al solito, con il suo
stile un po' sopra le righe, con accostamenti di scacchetti, righine,
pois e colori piuttosto psichedelici dimostra sin da subito di
essere bizzaro non solo nel vestirsi ma anche nei modi di fare:
sembra uscito proprio da una qualche novella ottocentesca. Eppure,
nonostante la sua stranezza, emana un carisma straordinario: prende
il microfono e lo avvicina all'altoparlante del suo iPhone per far
ascoltare l' "Inno ad Iside" dal "Flauto Magico"
di Mozart (dice lui stesso "un trucco di basso teatro") per
inaugurare a modo suo la conferenza e poi si siede ascoltando
interessato gli interventi degli altri due ospiti, "Luigi Lanzi:
il vero modo di illustrare le antiche cose”, della professoressa
Anna Santucci (Università di Urbino “Carlo Bo”) e "Archeologia
a Treia: una storia di ricerche e valorizzazione da Fortunato Benigni
al 3D" del professor Roberto Perna (Università degli Studi di
Macerata). A questo punto tocca a Philippe Daverio prendere la
parola, illustrando il tema del culto di Iside (che i Romani hanno
fuso con la dea Trea), che egli definisce una dea "cult",
grazie alla quale gli antichi contadini guerrieri morigerati scoprono
che il lusso fa bene alla vita. Un intervento che ho apprezzato
moltissimo, nel quale Daverio ha spaziato dal colto al popolare, con
una punta di malizia ma sempre con la massima eleganza e finezza,
puntando i riflettori sul tema di "classico" e "moderno":
la provocazione è proprio nell'evidenziare come il gioco della
cultura sia tirare palle in aria senza farle cadere per terra, come
un giocoliere e mostrando come la vera Europa non sia quella dello
"spread" o della "moneta unica", ma quella delle
culture, la prima energia sono le idee, poi vengono i soldi, un
messaggio che, in questi tempi di crisi, è quasi commovente.
In mezz'ora Daverio fa una lezione
formidabile, spaziando dalla mitologia romana a quella egizia,
passando per la storia ed infine mostrando la differenza fra mla
ricerca della citazione nel passato e la ricerca di ciò che,
dall'antichità, vive ancora nel presente, la cultura è provocazione
ed il passato ha valore perchè serve a fabbricare il futuro.
Dopo gli applausi la folla esce dal
teatro e nonostante la tarda ora decido di trattenermi ancora un po'
per avere la possibilità di incontrare da vicino il mio idolo, il
suo intervento mi aveva reso più entusiasta che mai. Sono rimasto
sorpreso della giovialità con cui mi ha trattato e di come, alla
proposta di farci una foto insieme, chiedendo alla ragazza di
scattarne un'altra perchè la prima era venuta mossa e dicendo alla
fine "Giovanotto, vicino a lei sembro ancora più brutto!".
Non dimenticherò mai questo
pomeriggio, che mi ha fatto capire la sostanziale differenza fra chi
è "erudito" e non fa altro che riempirsi la testa di
informazione e fra chi, invece, è "colto", vive ciò che
ha studiato ed è capace di giocare con quanto ha appreso in vari
registri... E non mi importa se alla fine sono tornato a casa
tardissimo ed ho rischiato di abbracciare un guard-rail con la
macchina che mi slittava sul ghiaccio, per me sarà il ricordo di un
sogno che si è avverato e la conferma ulteriore di come la cultura
di un uomo sia stata capace di riunire un paese in un sabato
pomeriggio, per fargli riscoprire la sua identità.
- P.
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