Cari lettori, in questo articolo ho deciso di raccontarvi la mia esperienza a Firenze, durante il periodo di otium natalizio. Fiorenza, per dirla alla medievale, sorprende sempre e ogni volta che passavo in Piazza della Signoria o davanti al Duomo non potevo far altro che lasciarmi catturare e avvolgere dalla magia e dalla bellezza dell’atmosfera. Ogni sguardo era sempre nuovo e ogni volta i miei occhi erano colpiti da qualcosa di diverso e di meraviglioso.
Un viaggio iniziato per caso, a sorpresa: alla partenza credevo andare da tutt'altra parte, poi quando ho imboccato l’autostrada non ho saputo trattenere la felicità: finalmente tornavo nella mia amata Firenze!
Come potete ben immaginare il soggiorno è volato, le ore sembravano sfuggirmi di mano; nonostante questo sono riuscita a (ri)visitare i luoghi artistico-culturali più importanti e celebri, tralasciando Palazzo Pitti, Palazzo Strozzi e la chiesa (ex granaio) di Orsanmichele.
Il mio tour è iniziato dalla Galleria dell’Accademia: sono rimasta molto soddisfatta dall'organizzazione del museo, nonostante ad accoglierci c’era una grande impalcatura per il restauro del Ratto delle Sabine del Giambologna. Inutile stare a descrivere la bellezza delle tele esposte alle pareti: artisti come Paolo Uccello, Botticelli e Ghirlandaio presentavano il Quattro-Cinquecento fiorentino. La parte che mi ha lasciato più senza fiato però, è stata successivamente all’ingresso della Galleria dei Prigioni: ai lati del corridoio erano disposti sei Schiavi di Michelangelo, esempi di non finito, in origine destinati alla tomba di Giulio II. Al termine dell’ampio corridoio c’era il David ad attenderci: non c’è statua più maestosa e imponente della citata. Con i suoi 410 centimetri (517 con la base) di altezza era il protagonista della sala. La sensazione che si prova davanti a cotanta grandezza è assai singolare: da una parte ci si sente miseri, finiti, un nonnulla per via della sua imponenza, dall’altra ci sentiamo vicino all’eroe, così grande e astuto ma umano come noi. Michelangelo con le sue idee legate al primato della ragione umana ha saputo tradurre mediante canoni classici quello che la filosofia ha espresso con fiumi di parole: grazie alla scultura qualsiasi uomo, colto o ignorante che sia, può riconoscersi infinitamente piccolo ma con il grande dono del pensiero di fronte al mondo naturale.
Proseguendo il giro verso sinistra mi sono immersa in una splendida gipsoteca dedicata al Bartolini, con i gessi disposti secondo la collocazione originale e accompagnate da tele realizzate tra il 1794 e il 1868 in occasione di bandi e concorsi promossi dall’Accademia.
Ponte Vecchio illuminato |
A concludere il mio primo giorno a Firenze è stata la visita al celeberrimo Ponte Vecchio, meta fissa di tanti amanti che si scambiano teneri baci sullo sfondo della città d’arte per eccellenza interamente illuminata dalle luci della sera.
L’indomani il gallo ha cantato molto presto nella mia camera: gli Uffizi ci aspettavano!
Come da tradizione una lunga fila quasi chilometrica faceva da contorno al bel loggiato, ma grazie alla prenotazione me la sono cavata con 10 minuti di attesa. Bello come sempre, il corridoio vasariano mi ha levato il fiato per qualche attimo. E’ inutile descrivere a parole quello che a malapena gli occhi riescono a osservare, quindi lascio a voi lettori l’andare a curiosare tra le immagini e perché no, farci un salto e vederlo di persona ( un salto nel senso più metaforico possibile, perché per vedere tutto il museo ho impiegato circa 5 ore!).
Sale gremite di persone da tutto il mondo, tante espressioni di maraviglia espresse in diversi idiomi, sguardi persi, dita che indicano i dettagli delle tele… Questi sono gli Uffizi.. Luogo di “perdizione” per la vista, luogo in cui anche l’animo meno sensibile si riconosce con le forme delle figure rappresentate, luogo in cui si può ammirare e conoscere la vera Arte.
Purtroppo mi trovo a fare una puntualizzazione rispetto alla logistica della Galleria: la luce che illuminava le opere e anche quella della sala dedicata a Caravaggio non era delle migliori. Nella sala del Botticelli, dove si stagliano la Primavera e La Nascita di Venere a malapena si riuscivano a vedere i dettagli delle tele e l’atmosfera era piuttosto cupa. Al contrario, nell’ultima stanza dei caravaggeschi c’era troppa illuminazione e il vetro che proteggeva la superficie originale rifletteva l’ombra dello spettatore, non offrendo il massimo della vista.
Uscendo dagli Uffizi ho iniziato il tour “arte sacra” entrando in diverse chiese: la prima è stata Santa Maria Novella, con la Trinità di Masaccio, il Crocifisso di Giotto e il Pulpito nel quale una sola volta l’anno un preciso raggio di sole illumina la storia dell’Annunciazione. Proseguendo sono entrata a Santa Croce, la quale accoglie tutte le tombe e cinetofori delle più grandi piume della letteratura italiana, poi un’infinità di altre chiesette minori, tutte con i loro affreschi risalenti ai secoli XIII-XIV che mi lasciavano sempre a bocca aperta.
Per concludere il percorso sacro non poteva mancare l’imponente e maestoso Duomo: mi sono fatta cullare dal profumo d’incenso, dalla luce fioca dei lumini, dai canti e dai colori dello stupendo Giudizio Universale che ricopre tutta la parte interna della Cupola, realizzato in piena epoca manierista (1572) dapprima dal Vasari e poi terminato da Federico Zuccari. (Egli stesso nel suo testamento ricorda di aver affrescato un immenso Lucifero, alto ben 13 braccia fiorentine (circa 8 metri e mezzo)).
Inebriata dalla preziosa atmosfera, mi sono lanciata nell’impresa titanica di salire ben 473 scalini per arrivare fino alla Lanterna della Cupola del Brunelleschi. Bella sfida per una come me che soffre di claustrofobia, ma per amore dell’Arte mi sono messa in gioco. Beh, che dire il risultato finale è stato sorprendente: sono stata così fortunata che non poteva esserci miglior giornata per ammirare Fiorenza dall’alto, l’aria di fine dicembre così fresca aveva spazzato via ogni nuvola e aveva lasciato il posto ad una vista da lasciar senza parole. I contorni erano nitidissimi, ogni tetto, ogni campanile, ogni vicolo si presentava nel migliore dei modi, come se in ogni più piccolo angolo, la città si fosse preparata durante la notte per mostrare la sua parte più bella a noi visitatori.
Non c’è che dire, questo mio breve ma intenso viaggio mi ha reso davvero felice. Un ultimo saluto a Firenze l’ho voluto fare da Piazzale Michelangelo, meglio conosciuto come “belvedere”. Il crepuscolo del tramonto disegnava i contorni degli edifici e ci regalava un ulteriore e meraviglioso ricordo della culla dell’arte italiana.
Vista da Piazzale Michelangelo |
Ora, non voglio concludere questo mio reportage né con un riferimento tecnico alle bellezze artistiche e né riferendomi all’ottimo tour gastronomico che ha accompagnato le nostre visite culturali, ma piuttosto con un ringraziamento speciale alla persona che ha reso possibile tutto questo.
Cari lettori, questa è una dimostrazione di come l’Arte, o meglio, la passione per la stessa, si possa diffondere anche tra i meno esperti, anche tra coloro che dicono “tanto l’Annunciazione è sempre quello”.
Passeggiare tra le vie di una Firenze illuminata dalle luci natalizie con una persona accanto che dal nulla ti sorprende con un “ma quello è un arco ad ogiva!” oppure che riconosce la differenza tra putto, amorino e angelo davanti ad una tela del Perugino non ha prezzo. La soddisfazione che si prova a trasmettere la passione per l’Arte ad un altro spettatore è senza limiti, soprattutto quando l’amore estetico si coniuga a quello sentimentale. Non c’è regalo più grande nel vedere la persona che ci sta accanto organizzare un viaggio artistico solo per vedere il sorriso nel viso dell’amata, o ascoltarla parlare per ore di prospettiva e di proporzione dandole una felicità immensa.
E così, da “esperta” d’arte figurativa mi sono trovata “principiante” davanti ad un altro tipo di arte: l’Amore tanto raffigurato dagli stessi artisti che ho analizzato in quei giorni si è mostrato davanti a me nel suo modo più puro e più candido, davanti al quale ogni sorta di critica si inchina e si leva il cappello.
Grazie Andrea.
-Federica.
Firenze ( con dettaglio del Campanile di Giotto) dall'alto della Cupola del Brunelleschi |
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