Quello degli oggetti maledetti è stato
sempre un argomento molto affascinante, antico quanto l'uomo e che ha
avuto i protagonisti più svariati: bambole, macchine, case, canzoni
e chi più ne ha più ne metta, basti pensare ad uno degli episodi
più famosi, quello della celebre maledizione del faraone
Tutankhamon, che avrebbe colpito tutti gli uomini che presero parte
alla spedizione archeologica di Howard Carter nel 1922. In questi
casi le leggende e le dicerie si moltiplicano e non si riesce più a
distinguere la realtà dalla superstizione, le spiegazioni razionali
sembrano tardive ad arrivare, quasi spaventate dalle circostanze
sovrannaturali.
Recentemente, lo scrittore Dan Brown,
con il suo “Codice da Vinci”, ha riportato l'attenzione su questo
argomento, ipotizzando l'esistenza di una serie di indizi esoterici
che il pittore italiano Leonardo da Vinci avrebbe nascosto nei suoi
quadri, come una maledizione.
In effetti, anche nel mondo dell'arte
figurativa, c'è un episodio tetro e misterioso: il protagonista però
non è Leonardo o l'opera di qualche altro famoso pittore, ma una
piccola tela dipinta nel 1972 dall'artista americano Bill Stoneham,
dall'enigmatico titolo «The
hands resist him», traducibile come “le mani gli resistono”.
Questo quadro ha fatto molto parlare di sé a partire dal febbraio
2000, quando venne messo all'asta sul sito di eBay, presentato come
un dipinto stregato portatore di una maledizione. La fama che avvolge
quest'opera è talmente diffusa, che anche la serie tv «Supernatural»
ha omaggiato in una puntata la leggenda metropolitana del quadro
maledetto, presentandolo come un ritratto di famiglia portatore di
sciagure.
La tela infestata nella serie "Supernatural" |
Ma cosa si cela realmente dietro questa tela dalla fama così
lugubre? La storia sembrerebbe questa: venne depositato in una
galleria d'arte di Los Angeles durante i primi anni '70 ed acquistato
dall'attore John Marley, il Jack Woltz del film «Il Padrino». Alla
morte di Marley il dipinto fu rinvenuto in una vecchia fabbrica da
una coppia di coniugi, che decisero di prenderlo, per poi pentirsene
e metterlo all'asta su eBay nei primi mesi del 2000.
Secondo la coppia il quadro era stregato: essi sostenevano che, di
notte, i personaggi del dipinto uscissero dalla tela in cui erano
confinati o emettessero rumori strani, l'annuncio terminava con un
esonero di responsabilità da parte dei venditori, nel caso in cui il
dipinto avrebbe creato problemi al nuovo acquirente (del resto, uomo
avvisato mezzo salvato, si è soliti dire).
"The hands resist him" - Bill Stoneham |
L'oggetto in questione, non è nulla di esaltante sotto il profilo
artistico, ma dopo i primi secondi comincia a farsi strada
nell'osservatore un senso di inquietudine. In effetti, c'è qualcosa
che non va in questo dipinto: in primo piano si osservano due
bambini, una maschio ed una femmina, lui guarda dritto verso
l'osservatore, ella invece è posta di profilo e osserva il bambino,
dietro di loro c'è solo una porta vetrata, da cui si intravedono
solo delle minacciose mani che emergono dalle tenebre e cercano di
lambire il bambino.
Solo a presentarlo così si sentono i brividi correre lungo la
schiena, ma l'inquietudine e lo smarrimento aumentano quando si
focalizza l'attenzione su alcuni agghiaccianti particolari che, a
prima vista, sfuggono: se si osserva il bambino si noterà che
presenta un volto quasi adulto, del tutto innaturale per la sua età
(avrà circa 5 o 6 anni), una fronte alta e stempiata da cinquantenne
e due occhi arcigni e piccoli, che sembrano seguire lo spettatore.
Certo, una sensazione simile si ha anche guardando «la Gioconda»
(tanto per tornare in tema di Leonardo), ma mentre lo sguardo di
“Monna Lisa” è solo leggermente enigmatico, lo sguardo del bimbo
di «The hands resist him» mette soggezione, scrutandoci con uno
sguardo torvo, quasi assassino, più lo si fissa, più la faccia
dell'uomo adulto su un corpo da bambino smette di essere buffa e
incute soggezione.
L'enigmatico sorriso di Monna Lisa |
La bambina sulla sinistra presenta, invece, una sorpresa ancora più
spaventosa: non si tratta di una compagna di giochi del ragazzino, ma
di una grossa bambola con addosso un vestitino celeste, lo si capisce
osservando la bocca e le ginocchia, che evidenziano le giunzioni
meccaniche tipiche di un bambolotto. Il particolare peggiore, però,
è che non ha gli occhi, ma sembra fissare il piccolo affianco a lei
con le cavità oculari vuote, completamente nere, reggendo fra le
mani uno strano oggetto cilindrico, che somiglia ad una grossa
batteria.
Particolare del quadro: la bambola e lo sguardo torvo del bimbo |
Per
concludere l'analisi si osserva la porta finestra sullo sfondo che
mostra all'interno la più totale oscurità, da cui emergono delle
raccapriccianti mani che sembrano bussare per uscire o per ghermire i
due personaggi in primo piano, salendo con lo sguardo, si nota anche
la presenza di uno strano globo grigiastro (forse dietro la porta)
che si trova proprio sopra la grande testa del fanciullo.
Il tema delle mani, pronte a ghermire il soggetto, è un tema che si
ritrova in un dipinto di Munch, «Le mani» , ed in effetti la
sensazione che si prova di fronte ai due quadri è simile: proviamo
angoscia e claustrofobia per tutte quelle mani che convergono verso
un punto.
"Le mani" - E. Munch |
Se già la descrizione può bastare per incutere timore, le
testimonianze che la famiglia fornisce sul dipinto peggiorano
soltanto la situazione: in particolare condizioni di luce notturna (è
scontato dirlo, altrimenti che maledizione sarebbe?) sembrerebbe che
la batteria tenuta in mano dalla bambola si fonda con una parte della
porta finestra e si trasformi una rivoltella, con cui il giocattolo
antropomorfo minaccia il bambino alla sua destra, costringendolo ad
uscire dal dipinto, tanto che sembra che egli emerga dalla tela!
Fra le raccomandazioni aggiuntive che i venditori fornivano si diceva
di tenere il dipinto lontano dai bambini e di non metterlo come
salvaschermo del computer o del cellulare, veniva inoltre consigliato
che l'acquirente fosse sano fisicamente e psicologicamente e che
possedesse conoscenze, seppur rudimentali, in materia di
sovrannaturale e si rimarcava la completa assenza di responsabilità
da parte del venditore.
Particolare: la bambola impugna la "pistola" |
Le interpretazione fantasiose fioccarono, tanto che qualcuno ipotizzò
che l'artista avesse dipinto l'opera basandosi sul ricordo di una
violenza subita da piccolo o su un fatto di morte di cui era stato
spettatore.
Nonostante la lugubre storia e i duri avvertimenti, il dipinto
ricevette più di 30 offerte e venne acquistato da un misterioso
“Lucky Bidder” per la somma di 1025 $ (l'offerta iniziale era di
199 $).
L'acquirente, che era la Perception Gallery in Grand Rapids,
Michigan, che contattò infine l'artista (il cui nome si trovava
sulla tela, in basso a destra) per metterlo al corrente della curiosa
vicenda.
Così Bill Stoneham raccontò la storia del dipinto e spiegò alcuni
misteri: il bambino era egli stesso, ritratto basandosi su una sua
foto all'età di 5 anni, la porta dietro di lui rappresenta la linea
che divide il mondo reale da quello onirico e delle possibilità, la
bambola alla sinistra, che regge fra le mani la batteria che serve ad
alimentarla, è la guida che deve scortare il ragazzo attraverso
questo mondo ed infine, le mani minacciose dietro il vetro,
rappresentano le infinite possibilità e le varie alternative di
vita. Curioso come un quadro stregato e portatore di una maledizione,
fosse semplicemente una rappresentazione in chiave onirica
dell'infanzia, con una nota di ottimismo dovuta alle infinite
possibilità che la vita ci offre, alla faccia di tutti coloro che
ipotizzavano episodi di pedofilia o di morte come ispirazione del
quadro!
Questa visione dell'infanzia sognante, mi fa venire in mente un
dipinto di Dalì, intitolato «Lo spettro del sex appeal», dove il
pittore ritrae se stesso da fanciullo (vestito da marinaretto) mentre
osserva una strana costruzione tenuta su da alcune stampelle, le
analogie con il “dipinto maledetto” sono moltissime:
l'autoritratto da bambino, il clima enigmatico e gli oggetti
misteriosi che comunicano ansia.
"Lo spettro del sex appeal" - S. Dalì |
Il “quadro maledetto”, quindi, non è maledetto? Eppure Stoneham,
in un'intervista rilasciata, ricorda che sia il proprietario della
galleria in cui il quadro fu esposto la prima volta che il critico
d'arte che lo aveva recensito per il giornale L.A. Times, morirono
entro un anno, dopo essere entrati in contatto con l'opera. Che il
dipinto porti sul serio un po' sfiga o ci troviamo di fronte a
coincidenze fortuite e poco simpatiche? Oppure si tratta soltanto
un'astuta mossa di Stoneham per alimentare la fama del dipinto?
Va detto, in effetti, che a Stoneham fu commissionato un “seguito”
del dipinto, intitolato «Resistance at the Threshold» che
raffiugura i personaggi a 40 anni di distanza, ed un terzo “capitolo”
dal titolo «Threshold of Revelation» come a voler configurare una
sorta di trittico; l'artista sembrerebbe anche aver stipulato un
accordo con gli acquirenti del primo quadro, per poter venderne copie
autografate in tre diverse dimensioni!
Il dipinto, inoltre, ha avuto un notevole riverbero nella cultura
popolare: è stato usato come copertina di un album dalla band
canadese Carnival Divine e compare nel manga Bleach, nel
cortometraggio «Sitter» del 2005 ed anche nel videogame Scratches
(curiosamente, sia il film che il gioco provengono dall'Argentina),
donando una notevole popolarità all'artista Stoneham!
Come si è soliti dire “non tutto il male viene per nuocere”...
e, ad essere sincero, lo spero anche per me che ho parlato di questo
dipinto!
- P.
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